van aert

La recente idea lanciata da Wout Van Aert di introdurre una limitazione dei rapporti nelle gare professionistiche può sembrare bizzarra a una prima lettura, ma porta con sé un elemento positivo: finalmente qualcuno mette al centro il tema della sicurezza nel ciclismo.
Un tema di cui si discute da anni, senza che si siano mai visti veri passi avanti.
Se prendiamo il motorsport come esempio, vediamo un mondo che ha fatto progressi enormi: tracciati progettati per la sicurezza, vie di fuga ovunque, abbigliamento protettivo all’avanguardia, dispositivi come l’Halo a salvare vite e regolamenti studiati al millimetro.
Alcune norme possono sembrare persino esagerate, come il divieto di indossare gioielli o di sorpassare in pit-lane anche durante le prove, ma rientrano in un approccio globale che, numeri alla mano, ha portato risultati concreti.

E il ciclismo? Il paragone è impietoso.
Ci si preoccupa dell’altezza dei calzini, mentre molte delle regole sulle biciclette sembrano servire più a generare profitti (vedi bollini di omologazione) che a proteggere realmente gli atleti.
Gli unici veri passi avanti, negli ultimi anni, li hanno fatti i motociclisti delle staffette e il personale Asa, che hanno costruito un protocollo serio e professionale.
Ma dall’UCI – l’organismo che dovrebbe essere il motore del cambiamento – non arrivano segnali concreti di interesse, e questo si riflette purtroppo anche nell’atteggiamento di molti corridori.

Con la sua proposta, Van Aert ha almeno avuto il merito di riportare sotto i riflettori una questione troppo spesso ignorata.
Ma limitare i rapporti è davvero la soluzione?
La risposta è no. Anche accorciando i rapporti, la velocità media scenderebbe in modo minimo. Anzi, paradossalmente si rischierebbe di creare un gruppo ancora più compatto, costretto a viaggiare forte in spazi ristretti: la ricetta perfetta per aumentare il rischio di cadute.

Ci sono idee che, personalmente, propongo da anni e che sembrano finire sempre nel nulla.
I due punti fondamentali su cui agire, secondo me, sono:

  • la supervisione dei percorsi, affidata a un responsabile con esperienza reale di corsa, capace di individuare i pericoli prima del via;

  • il controllo serio su bici e materiali.
    Oggi le regole fissano geometrie e peso minimo, ma questi parametri sono quasi irrilevanti per la sicurezza.
    Il vero nodo sono ruote e pneumatici, ma qui si va a toccare interessi economici giganteschi.
    La sicurezza delle biciclette, ad oggi, è nelle mani delle grandi aziende che hanno voce in capitolo sull’UCI.
    Ed è su questo punto che i corridori dovrebbero fare fronte comune: solo loro hanno la forza di chiedere regole più serie e davvero indipendenti.

La proposta di Van Aert, per quanto discutibile nei contenuti, ha comunque il grande merito di aver riacceso una discussione urgente.
Il ciclismo professionistico ha bisogno di una svolta: servono regole che proteggano gli atleti, non gli interessi commerciali.
Sarà un percorso lungo e pieno di ostacoli. Ma è l’unico modo per garantire un futuro vero e sicuro al nostro sport.

ORDINA LA TUA DACCORDI

Scegli la tua bici Daccordi dalla nostra collezione. Puoi decidere di averlo selezionando tra le taglie standard o su misura per te, per le tue caratteristiche e il tuo stile.
CONTATTACI

Come prendere correttamente le misure per ordinare una bici Daccordi

Contattaci
Invia WhatsApp
0
    0
    Your Cart
    Il tuo Carrello è vuoto