grande corsa a tappe simon yates

L’ultimo trionfo di Fausto Coppi al Giro d’Italia fu un capolavoro di intelligenza tattica. Era il 1953, e il Campionissimo non aveva più le gambe per dominare come in passato. Inoltre, doveva vedersela con Hugo Koblet, un discesista fenomenale capace di guadagnargli tra 90 secondi e 2 minuti ad ogni discesa. Eppure Coppi, con pazienza certosina, risparmiò ogni briciola di energia fino al momento decisivo: l’attacco alla penultima tappa. Una strategia da formica, che ha trovato un’eco sorprendente 72 anni dopo nella vittoria di Simon Yates. Con una differenza sostanziale: l’inglese ha anche approfittato degli errori madornali dei suoi rivali.

Ho più volte espresso critiche verso le scelte tattiche della UAE Team Emirates, sia nei grandi giri che nelle classiche monumento, come la Milano-Sanremo. Non tutti sono d’accordo, ma spesso si dimentica che la squadra può permettersi di sbagliare grazie a Majka e Pogacar – due fuoriclasse che colmano qualsiasi buco con prestazioni sovrumane. Tuttavia, quando le gambe non sono divine, e l’energia è quella di un comune mortale, le lacune strategiche emergono impietosamente.

È difficile spiegare come, sul Colle delle Finestre, Del Toro abbia concentrato tutte le attenzioni su Carapaz, lasciando a Simon Yates la sua prima grande corsa a tappe. Un errore di valutazione grave, che ha cambiato il corso della corsa. Va chiarito: non era compito di Carapaz tirare in quella situazione, come detto erroneamente in telecronaca. Chi perde la maglia, tira. Punto.

Ho voluto iniziare questo pezzo citando Coppi non solo per il parallelo tattico, ma anche per ricordare che il suo primo Giro lo vinse a 20 anni, in un’epoca in cui l’età media dei corridori era molto più alta rispetto a oggi. Non fu un’eccezione: anche Saronni vinse il Giro da giovanissimo, e molti altri lottarono per la maglia rosa quando avevano poco più di vent’anni. Dunque no, la giovane età non può essere una scusa per gettare al vento un’occasione simile.

Del Toro non ha solo mancato la vittoria di un Giro d’Italia – e chi può dire se ne avrà un’altra occasione simile? È giovane, certo. Ma quante volte accade che il favorito numero uno si ritiri per una caduta, il secondo venga punto da un insetto, altri contendenti cadano… tutto l’universo sembrava congiurare a suo favore. Eppure, ha lasciato che tutto gli sfuggisse di mano.

E non ha solo perso la corsa: ha anche guadagnato un avversario dichiarato. Carapaz era furioso per il comportamento tattico del messicano. Negli ultimi chilometri si è rifiutato di collaborare, e aveva tutte le ragioni per farlo. Aveva già dato tutto in salita, ma è stato neutralizzato da un Del Toro che pareva più interessato a far perdere Carapaz che a vincere lui stesso.

Ecco perché continuo a pensare che l’uso delle radiotrasmittenti in corsa sia un danno. Senza radio, probabilmente Del Toro avrebbe vinto. Perché quando vedi un corridore come Yates prendere il largo, solo un folle non reagisce. E Del Toro è inesperto, ma non sprovveduto. È stato pilotato da un’ammiraglia che ha completamente sbagliato lettura della gara.

Non sono contrario alla tecnologia in sé: i dispositivi GPS per la sicurezza dovrebbero essere obbligatori, su strada come in mountain bike. Possono salvare vite. Ma la radio è un altro discorso. Il vero problema è quando la radio svuota la testa del corridore, lo priva della sua capacità di leggere la corsa, di sentire la gara con le gambe. E quello che si vede da un finestrino non sarà mai paragonabile a ciò che si vive quando si pedala al limite.

ORDINA LA TUA DACCORDI

Scegli la tua bici Daccordi dalla nostra collezione. Puoi decidere di averlo selezionando tra le taglie standard o su misura per te, per le tue caratteristiche e il tuo stile.
CONTATTACI

Come prendere correttamente le misure per ordinare una bici Daccordi

Contattaci
Invia WhatsApp
0
    0
    Your Cart
    Il tuo Carrello è vuoto