È questa l’espressione che ha accompagnato, ancora una volta, l’ennesimo successo di Mads Pedersen al Giro. Ma che cosa vuol dire davvero “vittoria di mestiere”? È una di quelle definizioni che racchiudono un insieme di sfumature difficili da spiegare, comprensibili fino in fondo solo a chi ha vissuto la corsa da dentro.
Il trionfo di Pedersen può essere definito di mestiere perché nasce innanzitutto da una scelta precisa: farsi sfilare sulla penultima salita per risparmiare anche il minimo scarto energetico. Una decisione che richiede una profonda conoscenza delle proprie sensazioni, ben oltre i numeri del potenziometro. In quei momenti non si parla di watt misurabili: si tratta di intuizione muscolare, di una leggera resa controllata che fa la differenza più avanti.
Ma il mestiere, in questo caso, è anche la capacità di restare lucido quando tutto intorno esplode. Quando ti trovi un po’ arretrato a 2 km dal traguardo e davanti è guerra – tra chi sprinta per la posizione, chi prova ad attaccare, chi difende la classifica – basta un attimo di esitazione per perdere il treno. Pedersen non ha ceduto: lo sorpassavano, ma lui restava lì, concentrato, deciso a non farsi tagliare fuori.
E poi, mentre in TV lo davano ormai fuori dai giochi, ha tirato fuori la grinta e ha risalito la testa del gruppo, piazzandosi nel punto esatto in cui una volata si vince. Questa è la differenza che fa un campione.
Una differenza che Zambanini, pur mostrando gambe superiori, non è riuscito a colmare. Il corridore italiano si è lanciato allo sprint da una posizione compromessa, dove non si può più giocare per il successo. Eppure, con forza e carattere, ha strappato un secondo posto al fotofinish. Un piazzamento quasi insperato, pensando a dove si trovava all’ultima curva.
Il mestiere, però, lo ha incarnato anche Vacek, che ha continuato a svolgere il suo compito nonostante l’assenza momentanea del capitano. Ha chiuso ogni tentativo di fuga senza forzare, ha mantenuto il gruppo sotto controllo, dando un segnale chiaro: nessuno scappa, io vi riprendo tutti. E nel momento in cui Pedersen è rientrato, è partita una tirata perfetta, costruita su un’intesa totale. Una dimostrazione ulteriore che la Lidl-Trek, oggi, è la formazione più lucida sul piano tattico, tanto nei meccanismi collettivi quanto nelle scelte individuali.