E’ innegabile che le biciclette viste alla televisione offrano un fascino particolare. Proprio per questo nascono le sponsorizzazioni: le bici dei pro sono le più vendute. Ma sono davvero il meglio senza compromessi? E soprattutto, lo sono per tutti? Certamente no, anzi. Spesso vedere dei ciclisti sulla bici che vinto l’Olimpiade è come vedere quei motociclisti che portano la fidanzata in vacanza sulla moto di Marc Marquez… vediamo perché e quali sono i punti da tenere a mente quando rimaniamo abbagliati dalle bici dei Pro.

  1. Il dislivello sella-manubrio. I professionisti cercano l’aerodinamica a ogni costo. Hanno un tasso di grasso corporeo che varia dal 2 al 6%. Si allenano in bici, in palestra e a casa. Hanno staff con massaggiatori, fisioterapisti, tecnici allenatori. E’ naturale che riescano a ottenere una flessibilità corporea superiore. Questo si traduce in un bel manubrio basso, per essere più aerodinamici. Siete sicuri di riuscire a pedalare nello stesso modo?
  2. Le ruote. I pro prediligono ruote a profilo alto. Cercano il minor peso con la maggior penetrazione aerodinamica. Percorrono circa 35000 km all’anno, e questo li rende non solo allenati ma anche tecnicamente abili. Il ciclista medio invece spesso soffre il vento laterale, che può portare anche a pericolose sbandate. Con le ruote a profilo alto questo problema si eleva al quadrato. Questo le rende non adatte a qualsiasi percorso e a qualsiasi ciclista.
  3. I tubolari. La quasi totalità dei professionisti utilizza i tubolari, perché leggeri e performanti. Gli amatori invece preferiscono spesso la comodità del copertoncino per poter cambiare la camera d’aria in caso di foratura. Oggi esistono anche i tubeless. In realtà la tecnologia del tubeless dovrebbe riportare in alto anche il tubolare, perché entrambi possono essere riparati velocemente grazie alle schiume “gonfia e ripara”. Il tubeless è però molto più pesante. Il tubolare è più costoso e più difficile tecnicamente.
  4. Il materiale del telaio. Oggi molti ciclisti pedalano su bici in acciaio o titanio. Per chi è appassionato di gare può sembrare una follia. I Pro pedalano solamente su carbonio, perché è il più leggero. Però non bisogna dimenticare che per molti ciclisti la bici non è solo prestazione ma anche comodità, e in fatto di comfort acciaio e titanio sono imbattibili. A questo dobbiamo aggiungere che i professionisti sono ragazzi giovani, con un’ottima elasticità corporeo e con un peso che di solito si aggira fra i 60 e i 68 kg. Quindi anche la reazione del telaio è diversa a causa di questi fattori. Ed il carbonio, soprattutto quello industriale prodotto dai grandi brand, non una soluzione così scontata come può sembrare.
  5. Freni caliper o a disco? In questo momento di transizione sembra che non ci sia una decisione definitiva. Negli stessi Pro c’è confusione: quest’anno il vincitore del Tour de France aveva i freni a disco, mentre il Campione Olimpico no. Che preferiate uno o l’altro, l’importante è che non vi facciate influenzare dalle scelte dei pro, che sono a loro volta influenzate dagli sponsor tecnici. Per i pro la differenza fra un tipo di freno e l’altro è quasi inesistente. Per il ciclista medio la tipologia di freno può influire sulla larghezza degli pneumatici, sulla manutenzione dei freni stessi, sulla scelta delle ruote.
  6. Componenti ultraleggeri. E’ ciò che usano i pro, ed è sicuramente il meglio. Però le bici dei pro sono revisionate quasi tutti i giorni. Controllate e verificate. Non solo. I pro usano le loro bici una sola stagione, e in quella stagione dispongono di almeno una bici da gara, una di allenamento e una di scorta. La scelta dei componenti super leggeri è una bella cosa, per chi se lo può permettere anche economicamente, a patto di sapere che più si alza il livello e più ci sarà da seguire una linea di manutenzione e verifica, oltre che a sostituire i componenti più spesso, come nel caso delle cassette dei rapporti super leggere.
  7. La sella e il suo posizionamento. Se i pro scelgono selle dalla linea filante e le usano con posizioni piuttosto avanzate rispetto al baricentro della bici, è dato dal fatto che sono molto magri, atleticamente pronti, giovani e alla ricerca della prestazione senza compromessi. Il ciclista di tutti i giorni delle scendere invece a qualche compromesso, magari con un peso non alto ma comunque non paragonabile ad un 5% di grasso medio dei pro. La preparazione fisica è ben diversa, e la scelta non può cadere sulla sola prestazione. Il confort deve avere la sua parte, non solo nella tipologia di sella ma anche nel posizionamento non estremo sulla bici.

 

Cosa possiamo dire ricapitolando, che è sbagliato ammirare le bici dei Pro? Certo che no. Come in Formula, parte della tecnologia si evolve con le necessità delle competizioni. Ma proprio come in Formula 1, alcune tecnologie che sono valide in pista non trovano riscontro nella vita quotidiana. La verità sta nel trovare la propria strada assecondando le proprie necessità ed i propri gusti, senza lasciarsi influenzare da quelle che sono principalmente sponsorizzazioni e quindi forme di pubblicità.

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